Fiume in piena

Ogni giorno attraverso questo ponte e mi fermo a fissare il fiume che scorre con la sua potenza. Trascina con se pezzi di ricordi di altri posti che ha visitato. Alberi, terra, foglie, oggetti.

Perpendicolare al ponte ogni tanto si forma un piccolo turbine che risucchia alberi interi, per donarli nuovamente alla luce pochi metri più avanti. Solitamente passo e osservo in silenzio. Accanto a me persone che corrono per congiungersi ognuno al suo piccolo pezzo di vita quotidiana che ricomincia e forma un vortice che li risucchia per restituirli al mondo qualche ora più tardi.

Avete mai pensato a quanto sia simile lo scorrere della vita allo scorrere di un fiume? Visiti diversi posti e ognuno di questi ti lascia pezzi di ricordi da portare con te, ogni tanto questi ricordi tornano a galla ma per il resto del tempo rimangono accanto ad altri ricordi a occupare una parte del letto del fiume delle nostre memorie.

Penso questo ed osservo un ramo risalire dal fondo. Cosa succederebbe se una persona si buttasse? Risalirebbe? Credo che mi sporgerò un poco. Stanotte ha piovuto molto. La ringhiera che separa le persone dal fiume è molto scivolosa. Scivolo, e l’attimo dopo mi accorgo di non essere più sul ponte.

Sembra che il tempo in alcuni momenti scorra lentamente e ti permetta di capire perfettamente cosa stia accadendo, proprio come in questo momento: sto precipitando, nel fiume.

L’acqua è gelata, e la corrente è fortissima. Nuoto con tutte le mie forze ma capisco che ogni mio sforzo sarà inutile. Sento urlare dall’alto del ponte ma qualsiasi cosa queste persone faranno sarà troppo tardi per me.

Cerco di respirare il più possibile quando sono in superficie. La corrente mi tira giù. Tenere gli occhi aperti è impossibile e inutile; sott’acqua il fiume è completamente buio, non filtra la luce. Sento qualcosa che si aggrappa al mio piede, cerco di liberarmi ma le sue mani tengono ben stretta la mia caviglia lasciandomi ancora coperta dalle tenebre.

Credo che il fiume viva una vita sua proprio come ognuno di noi e cerca di tenere con se tutto ciò che può, e vuole tenersi anche me.

Riesco a divincolarmi e in un attimo sono di nuovo in superficie, devo respirare e trovare qualcosa a cui aggrapparmi. Vedo il tronco che avevo osservato dal ponte, devo arrivarci. Ci nuoto in contro, la corrente in questo tratto di fiume è minore, posso farcela. Ci sono quasi ma un dolore fortissimo al polpaccio mi tira verso il fondo, non riesco più a nuotare, non ne ho la forza, non posso. Ho così sonno, credo che dormirò, sotto il fiume non entra neanche il sole che dà così fastidio quando sei stanca e hai bisogno di dormire. Mi lascio cullare dalla corrente, inizio a sognare il mare. Tutti finiamo in mare alla fine, e poi in fondo io amo il mare. I fondali, i pesci, le onde che si infrangono contro gli scogli. Le persone che nuotano felici e…

Una voce di uomo e l’odore di lattice mi fanno svegliare di soprassalto. Sono sul ponte e alcuni volontari delle ambulanze sono intorno a me, insieme a una trentina di persone. Non capisco cosa mi stia succedendo: il fiume, l’albero che volevo raggiungere. Niente.

Sono completamente asciutta, ho un dolore alla gamba e mi gira la testa per aver dormito troppo.

– Il fiume? – chiedo ad un volontario.

– Il fiume continua a scorrere qui sotto. Tu sei svenuta e un passante ci ha chiamati. Ti portiamo in ospedale per qualche controllo ma stai bene, tranquilla –

Mentre mi caricano sulla barella riesco a vedere il tronco che scorre felice nel fiume. Credo che io stessa sarò quel fiume e porterò al mare, ma non voglio incontrarmi mai più con quella corrente. E’ così piena di ricordi da essere troppo, anche per me.

A.Borrelli

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