A scatola chiusa

Aprii gli occhi e non c’era luce, aveva il collo indolenzito come se avesse dormito per troppo tempo nella solita posizione. Provò ad allungare le gambe ma non ci riuscì.Qualcosa glielo stava impedendo.

Cercò di vedere nel buio ma fu impossibile, allungò le braccia e quello che toccò fu una parete fredda, spigolosa.

Ricordava di aver sognato, Alice: un campo fiorito di girasoli. Correva con Lucy, il suo labrador. Ricordava di essere felice nel sogno. Adesso cosa era successo?

Ricordava il suo letto caldo, la sua mano sulla pelliccia morbida di Lucy. Adesso le sue mani toccavano pareti gelate, troppo vicine. Sentì il freddo delle pareti sotto i piedi, ai lati delle gambe che aveva piegate al petto.

Il torpidio del dormiveglia era svanito, il sapore dolce che lascia il ricordo di un bel sogno appena si aprono gli occhi, anch’esso dissolto. Era nero ed angusto quel posto.

<<Dove sono finita, dove si trova Lucy?>> Alice aveva il fiato corto, sentiva il cuore pulsargli nelle tempie sempre più veloce, più forte.

-Aiuto! C’è nessuno?- urlò disperata.

Iniziò a spingere le pareti che iniziarono a spostarsi ed Alice ne fu sollevata, ma qualcosa le strinse la gola, la punse. Si toccò il collo e vi trovò una specie di guinzaglio che la iniziava a stringere e graffiare.

-Aiuto!- riprese ad urlare, ma questa volte non spinse le pareti. Iniziò a piangere lacrime di panico e riniziò ad urlare.

-Un lato della scatola ti farà soffocare, l’altro lato ti strangolerà- furono le prime parole che Alice sentì pronunciare da una voce registrata.

-No vi prego aiutatemi!- Alice pregò la voce.

-Amara e piena di insidie è la tana del bianconiglio- rispose ancora la registrazione.

Alice non seppe che fare, pianse e urlò, infine si appoggiò alla parete della scatola pensando alla sua Lucy e al prato fiorito che aveva sognato la mattina. Si arrese e consumò l’ossigeno rimasto.

Prima di esalare l’ultimo respiro sognò quel coniglio di cui parlava la voce, era un coniglio bianco soffice che brucava l’erba, lei lo accarezzò dolcemente, lui alzò il muso e la guardò. Non aveva occhi ma vermi che uscivano dalle orbite. I vermi strisciarono ed immobilizzarono Alice, le si fecero sopra e le mangiarono gli occhi nel sogno, mentre stava morendo.

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