Perfetta imperfezione

Seguiva con lo sguardo la linea del suo viso. Giù fino al mento. Il suo volto terminava in un modo curioso che a lui non piaceva per niente. Se fosse dipeso solamente da quel particolare lei non sarebbe stata al suo fianco, ma non era così.

Come la pennellata di un quadro il suo mento era parte fondamentale della tela nel suo complesso.

Ogni volta che la guardava pensava a quanto fosse stato fortunato e quanto lei fosse meravigliosa così com’era, immersa nelle sue imperfezioni.

Ogni volta si complimentava con sé stesso per lei, per quello che era e del fatto che avesse scelto, fra tanti, proprio lui.

Lei, dal canto suo, si sentiva perennemente incompleta: una gara continua alla ricerca di una perfezione che non avrebbe mai potuto raggiungere.

Era sempre e continuamente impegnata in una competizione che sarebbe sempre stata Racconti brevicondannata, inesorabilmente, a perdere. E a lui tutto questo piaceva: non traeva piacere nel vederla trista, questo no, anzi, si prodigava per lei per donarle tutta la felicità di cui era capace; ma la continua e asfissiante ricerca che lei faceva su di sé, il continuo voler essere qualcuno di diverso, lo affascinava.

Il continuo e, spesso, poco percepibile cambiamento della personalità di lei, gli permetteva di scoprire ogni giorno una donna diversa. Ogni giorno un nuovo incontro.

Se a lui venisse chiesto di descriverla non parlerebbe dei suoi profondi e intensi occhi scuri, no, avrebbe parlato del suo mento e della sua continua corsa alla completezza e alla perfezione.

Avrebbe parlato dei suoi difetti, descrivendoli nei dettagli, e che la rendevano tutto ciò che di tanto meraviglioso lui era in grado di vedere,  ciò che aveva la possibilità di accudire e che non avrebbe lasciato andare, la sua perfetta imperfezione.

A.B.

 

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