La finestra su piazza San Martino

Come pensate che sia vivere in un ex convento di clausura? Come pensate che sia vivere in una casa divisa, solo grazie ad una porta, da una chiesa?

Le notti passate solo in quella grande casa Fred le conosce bene, non racconta cosa è successo nelle notti d’estate ma solo provare a chiedere di più provoca in lui reazioni che non siamo abituati a vedere.

Dai suoi occhi si evince che non tutti sarebbero in grado di vivere, anche solo per un breve periodo, soli in quella casa.

san_martino_racconti_horrorLa casa si trova all’ultimo piano di un piccolo palazzo adiacente alla chiesa, come un buon convento che si rispetti. Ingresso situato in cima alle scale, scale vecchie e vissute.

Appena varcata la soglia appare un lungo e stretto corridoio su cui si affacciano le stanze di tutti i dieci ragazzi che vi abitano. In fondo al corridoio la stanza di Fred e di suo fratello.

Proprio di fronte alla sua porta, si apre l’ala antica della casa, quella più ricca di storia e di antichi segreti religiosi.

Passati sotto l’arco si spalanca davanti ai nostri occhi un vano prima adibito, forse, a preghiera; alcune scale ci permettono di salire all’immensa stanza adesso usata come sala relax. In fondo a questa stanza una porta sprangata, la porta che conduce alla chiesa.

Fred ci spiega che questa porta è stata chiusa dai ragazzi dopo un episodio alquanto strano che però non ci racconta, ma nei suoi occhi si legge un profondo senso di inquietudine e ciò ci basta.

Questo è il preludio della storia, una collocazione fisica e mistica del luogo in cui quasi tutte le persone si sentono protette. Un luogo in cui forse le persone, protette non lo sono; segnato da una storia misteriosa  dove sono vissute monache di clausura che hanno storie e vite rimaste segrete, che forse vogliono farci conoscere.

Capitolo 1 – Luglio da solo

E’ giovedì sera, Fred come al solito torna tardi da lavoro. E’ un luglio strano quest’anno: ci sono temporali e temperature autunnali. Fred va in cucina a prepararsi la cena, il corridoio lungo ha odore di solitudine e di umidità estiva.

Finito di preparare la cena ripercorre il corridoio verso la sala relax, un brivido gli percorre la schiena. ” Sarà la stanchezza e l’umidità”, pensa Fred, camminando col suo passo spedito lungo le scale.

Si siede come ogni sera davanti al suo grande televisore da sessanta pollici, che sembra minuscolo in quella stanza immensa. Mangia lentamente per godersi la fine della dura giornata di lavoro.

” Ancora un brivido” Fred inizia ad essere infastidito, a lui solitamente non vengono brividi, e certamente non causati dall’umidità estiva.

Ha la sensazione di essere osservato Fred, ma sa anche che è impossibile essere osservati in quella stanza, tutti i ragazzi sono tornati a casa per l’estate e lui è rimasto da solo nell’ex convento.

Si gira istintivamente per controllare la stanza; come sembra scomodo adesso il divano sul quale è seduto a gustarsi la cena.

Termina velocemente di mangiare, non si sente molto al sicuro. Spegne la tv, torna in cucina a lavare i piatti e va nella sua stanza; la parte nuova della struttura è decisamente meno impregnata di ricordi e preghiere.

Fred lascia la porta aperta, come fa solitamente, e si siede al suo computer. Il vento ulula come se questo giovedì di metà luglio somigliasse più ad un settembre inoltrato.

Sente sbattere una finestra nella sala comune, deve alzarsi a chiuderla prima che questo vento faccia rompere il vetro. Mentre chiude la finestra, Fred pensa a quanta inquietudine porti con se un temporale estivo. Sente delle voci, si gira di scatto e la tv è accesa.

– “Ero convinto di averla spenta” pensa Fred; spenta la tv torna in camera sua e si risiede al computer. “Sarà stato uno sbalzo di corrente dovuto al temporale in arrivo”, cerca di tranquillizzarsi.

Ancora quelle voci. Le scuse di prima hanno il sapore delle rassicurazioni da solitudine.

Fred non vuole alzarsi ma deve, lui si fa sempre forza. Lui è il muro, lui è la persona più sicura e meno impressionabile. Sale a passi indecisi e lenti le scale vissute. C’è un punto in cui il vecchio e il nuovo si uniscono.

Proprio di fronte alla sua stanza c’è il collegamento del vecchio convento al nuovo corridoio, proprio a partire da quel punto iniziano i brividi, adesso in numero maggiore.

Capitolo 2 – Ancora strani suoni

La tv si è accesa da sola, di nuovo. Adesso Fred sente che qualcosa non va: i brividi, la finestra che sbatte, la tv che si accende da sola due volte. Sente uno sguardo sfiorargli la schiena, si volta lentamente.

In fono alle scale c’è un ombra. Fred è immobile, il suo carattere non gli permetterà di fuggire a gambe levate, sa reagire al meglio in situazioni particolari e la Casa lo mette spesso alla prova. Ma è la prima volta che si palesa a tal punto.

Gli occhi neri lo guardano spuntando dall’ombra come fari in una notte senza luna. Lo osservano, senza paura. Fred risponde allo sguardo, indeciso se parlare con quell’ombra o tacere.

L’ombra cammina lenta, inizia a salire le scale. Fred riconosce una tunica lunga, marrone scuro; lui non è un esperto di chiesa o storia della chiesa ma crede di sapere che quelle lunghe e copiose vesti appartengano alle suore che abitavano lì.

Decide che se deve succedere qualcosa di spiacevole, almeno deve sapere perché e a causa di chi o di che cosa.

<< Buonasera>> dice Fred, con un tono sicuro da cui non traspare la paura che sta provando.

L’ombra per tutta risposta si blocca, rimane immobile a metà delle scale; il suo sguardo ha qualcosa di diverso: sembra stupito. Sembra chiedersi perché un ragazzo da solo in quel posto le rivolga la parola.

L’ombra sembra aver cambiato idea, si volta e scivola giù per le scale, volta a destra e svanisce. Fred era convinto di essere impazzito, ma la stanchezza non poteva avergli fatto immaginare tutto.

Le gambe sono completamente insicure e non vorrebbe passare davanti al punto in cui è spuntata l’ombra, ma forse rischiare è meglio che rimanere intrappolati nella sala relax: alle sue spalle la porta che dà sulla chiesa, davanti il punto da cui è uscita l’ombra oltre il quale c’è la porta della sua stanza.

Sa che una volta lì sarà al sicuro, nella parte nuova dello stabile non ci sono pericoli, le suore sono vissute e morte nell’ombra, l’ombra di quest’ ala della casa.

Le gambe iniziano a correre senza che Fred se ne accorga, a perdifiato facendo le scale a due a due. Vola in camera sua senza voltarsi mai, spranga la porta e ritrova finalmente il respiro.

A settembre ci ritroviamo come sempre per uscire insieme, Fred è allegro anche se la fatica del lavoro ancora si fa sentire. Ci racconta di cosa gli è successo una sera di luglio, si sente al sicuro lontano da casa sua.

Rimaniamo allibiti come sempre. Si, sempre, perché la finestra che affaccia su piazza San Martino, una delle finestre della sala relax, brilla sempre di una luce particolare.

Storie e racconti da brivido degne di un grande sceneggiatore, ma questa è una storia vera.

La Casa di San Martino ci regala sempre nuove emozioni, persino adesso.

Anna Bo

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